10.1.09

...quale lo scopo di una guerra?....

Moni Ovadia su Gaza
GAZA QUALE SCOPO ?



La "guerra di Gaza", quando si scriverà la storia di Israele con la necessaria distanza, sarà rubricata, a mio parere, fra le sconfitte di Israele.

Non parlo qui dell'aspetto militare di quella guerra, ma degli effetti "collaterali” devastanti che hanno colpito non solo vittime innocenti palestinesi, ma anche la credibilità dell'estabilisment che governa il piccolo e potente paese, nato da una grande speranza e che oggi mostra il volto inespressivo, ottuso da una routine militaresca ed auto referenziale di politici miopi e di militari che hanno ero so lo statuto morale su cui Tsahal pretendeva di fondarsi.

I comandanti delle operazioni hanno spiegato che la particolare virulenza delle operazioni militari messa in atto a Gaza ha avuto come scopo primario quello di evitare perdite fra i soldati israeliani.

Ma qual’è il limite della virulenza tollerabile per evitare una propria perdita? 10 civili innocenti? Cento bambini? Mille? Centomila? Dove ci si ferma?

E’ ancora possibile ad un politico israeliano di oggi dire quello che ormai alcuni decenni or sono disse con amarezza Golda Meir ai nemici arabi:

" quando faremo la pace noi non vi domanderemo conto delle perdite che ci avete inflitto, ma vi domanderemo ragione delle vittime che ci avete costretto a causarvi."
E le vittime israeliane dei tempi recenti, i giovani e i bimbi di Israele fatti a pezzi dagli attentati?

Temo che da lungo tempo il loro sangue versato sia in parte l'effetto "collaterale" dell'ostinazione dei politici israeliani del dopo Oslo a non cercare alternative reali allo status quo, a non perseguire la pace come soluzione operativa limitandosi a nominarla come opzione retorica.

Israele non ha dunque diritto a difendersi?
Non è questa la domanda da porre, le domande incombenti sono piuttosto:
quale difesa?
Con quali mezzi?
E soprattutto... Con quale scopo ultimo?

Moni Ovadia L’Unità 24/1/2008

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Corrono i passi vivi e quelle orme,
mentre da noi quello che è stato il popolo,
su di un divano,al telegiornale, dorme
immemore di canti e di battaglie
e cerca stordimento ed inazione
dimentico di quello che c'è stato,
un'autobiografia della nazione
ma anche vene gonfie di proletariato.


Giocavano bambini nei cortili,
De Gasperi e Togliatti ed Aldo Moro,
nomi di fole ai loro visi gentili,
bambini nella loro età dell'oro,
quando nella rincorsa ad un pallone
con quelle gambe magre e impolverate
mimavano l'Italia di accattone
in quelle strade stanche ma assolate.


Cosa è restato ora di quella antica povertà?
Ora che dentro i centri commerciali
smarriscono la loro identità
unica cosa che li rende eguali
la mano del mercato onnipotente.

E' l'alba a Lampedusa e sopra il mare
e mani scure toccano la riva.

Mettono foto stinte ad asciugare,
di fratelli antichi, e di un'Italia viva.


di ENNIO




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UN LIBRO
"ALBERO DI FUMO"
di Denis Johnson:
un libro che dovremmo
leggere per tornare
a credere che
l'uomo ha in
se, il seme
del cambiamento







Nella prima scena del libro in
cui sono stato entusiasticamente immerso
per qualche settimana, c’è un giovane
marinaio diciottenne di nome Bill Houston
che si aggira sbronzo e annoiato nella
giungla di un’isola filippina,
imbracciando un fucile calibro 22.
Improvvisamente si imbatte in una scimmia.
Senza pensarci mira e spara, colpendo
l’animale alla schiena.
La scimmia cade dolcemente.
Il marinaio, sconvolto, si avvicina
e la prende in braccio come un bimbo:
«Si accorse, dapprima rapito, poi
orripilato, che l’animale stava piangendo.
Aveva il respiro rotto dai singhiozzi
e le lacrime gli sgorgavano dagli occhi
a ogni battito di palpebre.
Guardava qua e là senza mostrare un
particolare interesse per il marinaio.
"Ehi" disse Houston, ma la scimmia
non potè sentirlo.
Mentre la teneva in braccio, il suo
cuore cessò di battere.
Houston la scrollò, ma capì che era
inutile. Ebbe la sensazione di essere
colpevole di tutto».
Una scimmia che singhiozza prima di morire.
Si tratta di una delle rappresentazioni
della colpa più potenti che io abbia
mai letto






Dall'album:
i miei click più belli Di Francesco Jones

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e chissà se prima o poi..
se tu avrai compreso mai..
se ti sei voltata indietro..
e chissà se prima o poi..
se ogni tanto penserai..
che io solo.. resto quì..
e canterò solo..
camminero solo..
da solo..
continuerò!!