18.1.09

PIOMBO FUSO di PINO DE STASIO





Un fuoco lucido avvolge la sera..
Madri stanche in nenie notturne
Annegano bianche in fondali d'affanno
Dei figli scomparsi e in campi
Gia' pieni di fieno appagato.


GAZA

Guerra rasa, fumi ristagnano furiosi
Sirene immense rovesciano fuochi.


Muta e' la notte ancora
E' bene che sia cosi'
Spari alla luna non ci saranno
Che come bersaglio lontano e inarrivabile
Comprime e sobbalza i sonni leggeri
Senza piu' sogni.
Altera testa tonda ed esile
Ascolta i sussurri notturni
Grumi vocali di pianto.


BREVIARI PER GAZA

Piango su questo fosso
Mai raggiunto dalla mia mano
Per scavargli attorno la vita
e risollevarlo dalla morte.


Silenzio oggi per i campi
E per il cielo che appare limpido
Con cirri appena sopra l'orizzonte
E profondi crateri che segnano
Spazi vuoti..
piccoli corpi contenuti
Come semi per la terra
Forse un giorno rigogliosa.


FOSFORO BIANCO

Nelle nubi albine
Tra le piccole case di gaza
Inquietanti sagome gassose
Si attaccano a magri corpi
Rappresi e congiunti
Tra sequenze di mani in rivolta
Fosforo tenue luminescenza planetaria
Roccioso argomento chimico
Ferisci i ventri materni
Odoroso aglio morente
Inganni e uccidi.


MORTE RAPIDA

Rapita l'anima
Affretti solitaria mente
Nei transfert stellari
Fornaci solide svolazzanti faville
Farfalla tra il rosso carminio
E il respiro profondo del gigante
Sei la' Imperatrice Vate.


Soldati marciano
A ridosso della città
Stivaloni anfibi
Improntano la terra che non ha sale
Mani rosse ganci di mitraglia
Arretrano e avanzano
Densa tensione in quei corpi atletici e curati
Baciano labbra ebbre
Dietro nei campi c'e' rovina
Carcasse in ferro simboli d'arte cruda
Filati spinosi ma non di more
Riempiono i labirinti della pace

PIOMBO FUSO

Desolato nel sistema periodico
Tra piombo e fosforo
E numeri atomici e isotopi
Osservo le rovine fatte di scatti digitali
Organismi sepolti
Che affiorano per elementi
Per parti
Pietrificate e avvolte in plastiche nere
Vapori acquei miasmi letali
Nascosti in sacche di cemento ancora mortali
Un albero appena sotto le mura
Indica il giorno
Ancora gassoso.

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LAMPEDUSA

Corpi di tiepida pelle
Oscillano caldi di sole
Rappresi in mani di fede
Coperti di alghe serene
Gabbiani piumosi e felici
Troneggiano in alti libecci
Beccanti stridii di uccelli
In eco d’alici d’argento
Volteggiano chiari in crani
Pelosi
Quell’osso tra muscoli rosa
E lividi sciolti
Il globo dell’occhio nel vuoto
Che fissa ormai opaco
Risucchi tra scogli e bitumi
Impasti di sale con sangue
Ormai bianco
Asciutto nel giorno del grano
Alcune decine di mani
Rallentano il calmo ritmare
Del mare riportano corpi
Supini di feti si nati
In culle scure di acque
Gia’ morti nel tempo non dato
La danza nel mare e’ finita
La luna accarezza furiosa
gli aliti impressi sui volti.

Vai verso un porto caldo
azzurro d'orizzonte africano
scalino estremo dove s'infrange l'odio
a poveri migranti
occhi pensosi
corpi avvolti da nera pelle
buttati per mare
come giacinti odorosi e bianchi
galleggianti cuscini di speranza
per gli oceani e i mari turchesi
muti nel silenzio dei flutti
notturni.
e assolati
poi ossa.



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Clochard

E’ una coperta in trapunta forse grigia
alcuni ricami stampati
floreali figure di colori scuciti e stinti
due scarpe affiorano
tra un lampione e un alto cassonetto argento
sibila il silenzio notturno
il vento rincorre coriandoli di carta straccia
avvolti in mulinelli lunari
accarezzano quel volto freddo
impietrito
giunto immobile a quel punto
fermo come una statua di carne obitoriale
leggero come lo sguardo socchiuso e invetrito

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LIBERTA'

corre parola
lungo le stradine non cantoniere
scritte sulla grande tavola calcarea di Lampedusa
Libertà
travolti, ansiosi da tanto dire
l'immenso raggruppamento di occhi scuri
baciati da un sole africano
alzano avanbracci e polsi
arti stanchi dal remare
vene cefaliche gonfie dal dolore
ma liberi dal centro
radiante figurazione prigionia
scorgo tra i finti montaggi televisivi
sul selciato
pietroso e arido
piedi in sommossa.

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Silenzio a Lampedusa

Questa notte a Lampedusa c'e silenzio
appena mosso da marosi
che sfiorano i lineamenti densi dei migranti
assopiti da tanto sforzo del mattino
a dichiarare vergogna!
Tra le coperte e i corpi abbandonati
materassi di spugna sintetica
e coperte di lana grossa militare
sogni muti che si alternano a lamenti
o sgorghi liquidi tra occhi
singhiozzi
e fugaci abbracci
aurora aurea sottile leggera e fugace luce
rischiara lentamente le labbra asciutte
arse e mai baciate
e’ accecante quel luogo
orfano di verde
di costa accurata geografia pietrosa
impatta il mare
muove con pigro beccheggio tra l’Africa e L’Europa
spianate e scogli
assolata pesante ancora di miraggi
sedimenti si aggiungono a basalti
risalgono su per la fornace
nascosto imbuto fluente viscera abissale
vorrei su quel Monte
il più alto
urlare per quei sordi idioti
che chiudono rinserrano
in centri detentivi Uomini

Napoli 31 gennaio 2009



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La storia non insegna neanche a chi una volta è stato vittima....

Gli israeliani hanno sfruttato abbastanza queste situazioni e oggi accusano i palestinesi di sfruttare le immagini dei bimbi morti sotto i loro colpi. ...
QUESTA ACCUSA E' SAREBBE RIDICOLA
SE NON FOSSE... INFAME.
Gli israeliani hanno fatto quello che , a freddo avevano preventivato
di fare , diciamolo francamente , purtroppo l'ironia della sorte è che noi
italiani siamo stati coinvolti nello scempio....nostro malgrado.

Chiedo perdono io ai Palestinesi,e dissento da chi va in israele e indossa il cappelleto ebraico,solo per motivi di convenienza politica .

DICIAMO BASTA! ABBIAMO VISITATO I RESTI DI DACAO E DEGLI ALTRI CAMPI DI
STERMINIO NAZISTI,MA NON AVREMO TEMPO NE LA POSSIBILITA'DI VISITARE ,UN GIORNO,
LE TOMBE DEI BAMBINI PALESTINESI A CUI VA IL NOSTRO PENSIERO OGGI!!!!!!

firmato
LAURA PICCHETTI



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Lentamente muore un popolo inerme ....
Ecco i tuoi occhi neri profondi
si guardano intorno,
vedono solo orrore e morte.
I ricordi passati sono nel presente
e tornano prepotentemente
alla mente guardando il sole
tramontare all'orizzonte,
è un sole che gronda sangue,
lacrime e sangue....
lacrime che sgorgano dai tuoi occhi
e sangue che esce dalle tue vene...
mi danno il segno che sei ancora viva
in mezzo ad un popolo di morti viventi,
che cerca inutilmente di vivere strisciando..
ma in realtà è come morto,
perché le bombe e la mano dell'uomo
hanno portato via i suoi figli migliori.
Il mio e il tuo cuore gronda sangue
si affievolisce il suo battito...
e cosi lentamente un popolo muore.

Gabrybabelle