12.6.09


Protesta di Neturei Karta davanti all'Onu:
smantellate Israele e create stato di
Palestina per musulmani, ebrei e cristiani.
Scritto il 2009-06-15 in News


New York - Pic. Ieri, in occasione del
42° anniversario dell’occupazione di
Gerusalemme Est alcuni membri del
movimento ebraico ortodosso anti-sionista
Neturei Karta hanno organizzato una
protesta davanti al Palazzo di
Vetro delle Nazioni Unite, nella
città di New York.

I manifestanti hanno chiesto lo
smantellamento dello stato di
Israele e la costituzione di uno
stato palestinese che inglobi
anche gli ebrei residenti
attualmente in Palestina.


Il portavoce del movimento,
Yisrael Weiss, noto rabbino,
ha infatti evidenziato come
il regime sionista sia in
contraddizione con gli
insegnamenti dell’ebraismo,
sfidi la volontà di Dio e
fomenti gli scontri, grazie
ai crimini commessi contro
gli altri pacifici abitanti della
Palestina, musulmani e cristiani.
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Secondo i Neturei Karta, la terra attualmente occupata dallo stato di Israele appartiene a coloro che vi avevano sempre abitato (cioè i palestinesi, gli ebrei e gli arabi, di ogni religione, e quanti vivevano pacificamente con loro); in diverse occasioni i Neturei Karta hanno protestato a fianco dei palestinesi arabi; nel 2002 manifestarono con la bandiera palestinese, provocando vive reazioni da ambienti ebraici.

Accusano inoltre lo stato di Israele di essersi dotato di una facciata religiosa (con l'uso di nomi religiosi per i partiti politici, la presenza di rabbini negli stessi, etc) e di alterare i commentari alla Torah secondo le esigenze sioniste. Affermano poi che gli ebrei sionisti non possono pretendere di parlare ed agire a nome di tutti gli ebrei, ed evitano anche di partecipare alle attività civili israeliane (rifiutando elezioni, assistenza sociale, supporto finanziario, etc).

Il rifiuto per il sionismo arriva al punto di non toccare banconote o monete rappresentanti immagini di sionisti (quelle con Albert Einstein e Moses Haim Montefiore sono ritenute accettabili, mentre quelle con Theodor Herzl e Chaim Weizmann non lo sono); per di più non si avvicinano al Muro Ovest del Tempio di Gerusalemme sostenendo che è stato inquinato da interessi sionisti, il che ne farebbe un abominio.

Nel mondo ebraico, Neturei karta è ritenuto un gruppo minoritario, che non rappresenterebbe nemmeno la grande maggioranza degli ebrei ortodossi contrari al sionismo.

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---------------------------Gaza. Il Centro al-Mizan per i diritti umani, in una relazione sulle perdite e sui danni subiti dalla popolazione della Striscia di Gaza durante l’ultima guerra israeliana, ha illustrato i crimini commessi dall'esercito di occupazione nel periodo dal 27 dicembre 2008 fino all'alba del 18 gennaio 2009.
Nel rapporto, diffuso ieri e intitolato “L’aggressione in cifre”, sono pubblicati i numeri delle vittime e dei danni arrecati alle persone e alle proprietà.

Le persone morte durante la guerra o in seguito alle ferite riportate sono 1.410: 355 al di sotto dei diciotto anni d’età, 110 donne e 240 combattenti della Resistenza.

11.135 case private, 581 edifici pubblici, 209 impianti industriali, 724 imprese commerciali e 650 veicoli risultano distrutti dai bombardamenti e dalle operazioni dell’esercito sionista, mentre la superficie di terre agricole danneggiate raggiunge i 627.175 ettari.

A conclusione della relazione vengono citate le indagini effettuate da al-Mizan e da varie istituzioni nazionali e internazionali, che dimostrano come sia stato commesso un gran numero di gravi e sistematiche violazioni del diritto internazionale umanitario, altrimenti definibili come crimini di guerra contro l'umanità, in base a quanto è scritto nella Carta del Tribunale internazionale e nella IV Convenzione di Ginevra.

Il centro specifica che “tra questi crimini sono inclusi il bombardamento di case con civili al loro interno, le sparatorie contro civili che sventolavano bandiere bianche, l'uso indiscriminato della forza distruttiva delle armi nelle zone civili, il bersagliamento di civili senza distinzione, l'uso dei civili come scudi umani, il bersagliamento del personale medico, l’ostacolamento delle ambulanze e il bersagliamento delle sedi e dei dipendenti delle Nazioni Unite”.

Il rapporto riferisce inoltre che a tali crimini bisogna aggiungere le pratiche delle forze di occupazione ai danni della popolazione locale, come ad esempio le punizioni collettive, la distruzione della rete dell’acqua e delle linee elettriche, l’interruzione e la devastazione delle strade che collegano le province della Striscia di Gaza (un gesto gravissimo in quanto comporta problemi nei rifornimenti di cibo e medicine, che si sommano a quelli provocati dall’assedio) e la sofferenza psicologica causata dalle aggressioni massicce contro le zone residenziali.

Tutto questo, secondo al-Mizan, ha fatto sì che, per l’intera durata del conflitto, non esistesse nemmeno un posto in tutta la regione che permettesse ai civili di restare al sicuro.



Hajo Meyer, autore del libro 'The End of Judaism' ('La fine del giudaismo'), è nato a Bielefeld, in Germania, nel 1924. Nel 1939 fuggì da solo, all’età di 14 anni, in Olanda, per salvarsi dal regime nazista, e non potè andare a scuola. Un anno dopo, quando i tedeschi occuparono l’Olanda, visse in clandestinità con un documento di riconoscimento maldestramente contraffatto. Meyer venne catturato dalla Gestapo nel Marzo del 1944 e deportato ad Auschwitz una settimana dopo. E’ uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz.
12 Giugno 2009 -- [Grazie a Adri Nieuwhof - Traduzione di Andrea Carancini]

Cosa vuol dire per presentarsi ai lettori?
"Dovetti abbandonare la scuola secondaria a Bielefeld dopo la Notte dei Cristalli, nel Novembre del 1938. Per un bambino curioso come me e per i suoi genitori fu un’esperienza terribile. Perciò, posso pienamente identificarmi con i giovani palestinesi che vengono intralciati nei loro studi. E non posso identificarmi in alcun modo con i criminali che impediscono ai giovani palestinesi di studiare."

Cosa l’ha spinta a scrivere il suo libro, "La fine del giudaismo"?
"In passato, i media europei hanno scritto molto sui politici di estrema destra come Joerg Haider in Austria e Jean-Marie Le Pen in Francia. Ma quando Ariel Sharon venne eletto [primo ministro] in Israele nel 2001, i media rimasero zitti. Ma negli anni ’80 capii il pensiero profondamente fascista di questi politici. Con il mio libro ho voluto prendere le distanze da tutto ciò. Sono cresciuto nel giudaismo avendo come valore fondamentale l’eguaglianza dei rapporti tra gli esseri umani. Sono venuto a sapere dell’esistenza del giudaismo nazionalista solo quando ho sentito i coloni difendere nelle interviste le loro prepotenze a danno dei palestinesi."

"Quando un editore mi ha chiesto di scrivere qualcosa sul mio passato ho deciso di scrivere questo libro, per fare i conti col mio passato. Le persone di un gruppo che disumanizzano le persone che appartengono a un altro gruppo lo fanno o perché l’hanno imparato dai genitori o perché sono stati manipolati dai loro leader politici. Questo in Israele è accaduto per decenni, nel senso che hanno manipolato l’Olocausto per i loro scopi politici. Nel lungo periodo il paese si sta distruggendo, inducendo così i suoi cittadini ebrei a diventare paranoici. Nel 2005, [l’allora primo ministro] Ariel Sharon ha illustrato tutto ciò dicendo alla Knesset che "sappiamo che non possiamo fidarci di nessuno, possiamo fidarci solo di noi stessi".

"Questa è la definizione più concisa che ci sia di qualcuno che soffre di paranoia clinica. Uno dei crucci più grandi della mia vita è che Israele si definisce con l’inganno uno stato ebraico, mentre in realtà è sionista. Vuole il massimo del territorio con il minor numero possibile di palestinesi. Io ho quattro nonni ebrei. Sono ateo. Condivido il retaggio socio-culturale ebraico e ho imparato l’etica ebraica. Non voglio essere rappresentato da uno stato sionista. Non hanno idea di cosa è stato l’Olocausto. Usano l’Olocausto per instillare la paranoia nei propri figli."

Nel suo libro lei scrive sulle lezioni che ha imparato dal passato. Può spiegare come il suo passato ha influenzato la sua percezione di Israele e della Palestina?
"Non sono mai stato un sionista. Dopo la guerra, gli ebrei sionisti hanno sbandierato il miracolo di avere "un paese tutto nostro". Da ateo impenitente, ho pensato che, se questo è un miracolo di Dio, avrei voluto che avesse fatto il più piccolo dei miracoli creando lo stato 15 anni prima. In quel caso i miei genitori non sarebbero morti."

"Potrei fare un elenco senza fine delle somiglianze tra la Germania nazista e Israele. Prendersi la terra e le proprietà, negare alle persone la possibilità di ricevere un’istruzione, ridurre la possibilità di guadagnarsi da vivere distruggendo le loro speranze, tutto con lo scopo di cacciare la gente dalla propria terra. E quello che personalmente trovo più spaventoso, più dello sporcarsi le mani uccidendo in prima persona, è il creare le circostanze in cui le persone incominciano a uccidersi a vicenda. Così la distinzione tra le vittime e i carnefici si indebolisce. Seminando zizzania in una situazione dove non c’è unità, aumentando la distanza tra le persone – come Israele sta facendo a Gaza."

Nel suo libro lei scrive del ruolo degli ebrei nel movimento della pace dentro e fuori Israele, e sugli obbiettori di coscienza israeliani. Come valuta il loro contributo?
"Naturalmente è positivo che delle componenti della popolazione ebraica di Israele cerchino di vedere i palestinesi come degli esseri umani e come loro eguali. Comunque, mi disturba quanto sia sottile il numero di quelli che protestano e che sono davvero antisionisti. Rimaniamo colpiti da quello che accadde nella Germania di Hitler. Se tu esprimevi solo la minima ombra di critica all’epoca, finivi a Dachau. Gli ebrei in Israele hanno i diritti democratici. Possono protestare nelle strade, ma non lo fanno."

Può commentare la notizia che i ministri israeliani hanno approvato un disegno di legge che proibisce la commemorazione della Nakba, e cioè la spoliazione della Palestina storica? La legge propone una pena fino a tre anni di reclusione...
"E’ così razzista, così spaventoso. Non ho parole. E’ un’espressione di quello che già sappiamo. La Zochrot [l’organizzazione per la commemorazione della Nakba] venne fondata per contrastare gli sforzi israeliani di cancellare i segni che ricordano la vita palestinese. Proibire ai palestinesi di commemorare la Nakba…non potrebbero comportarsi in modo più nazista e fascista. Forse aiuterà il mondo a svegliarsi."

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
[ride] "Lei sa quanti anni ho? Ho quasi 85 anni. Ho sempre detto cinicamente prendendomi in giro che ho una scelta: o essere sempre stanco perché voglio fare così tante cose, o andare a sedermi aspettando che passi il tempo. Bene, progetto di essere stanco, perché ho ancora così tanto da dire."